ll vincitore della borsa di studio di 1000 euro per la migliore tesi finale del Master biennale della SCNp in:

"Neuropsicologia clinica, riabilitativa e forense dell'adulto e del bambino"

II edizione – Dir. Scientifico Michele Lepore

è risultato:

 

Dott.ssa TERESA FERRANTINO

 

con la tesi:

"Assessment neuropsicologico della Sclerosi Laterale Amiotrofica"

 

 

che ha ottenuto 6 voti (unanimità).

 

 

Per l'assegnazione della borsa di studio sono state valutate dalla commissione le bozze delle tesi consegnate in pdf entro il 15 giugno (un voto per ogni commissario; i commissari non hanno potuto votare la tesi di cui sono stati relatori).

 

ESAME FINALE

Il giorno 04 luglio 2015 alle ore 10:00 esame finale del Master

 

 

 

PROVE

1) Questionario a scelta multipla (due parti: clinico-teorica e clinico-applicativa, con domande relative ad un caso clinico presentato dalla commissione)

2) Valutazione referti prodotti dagli allievi (quattro)

I referti sono stati distribuiti casualmente ai membri interni della commissione (per ogni referto un solo valutatore) per cui ogni allievo otterrà valutazioni da diversi commissari. I parametri (scala 0-10; scala punteggio totale ai referti: 0-40) presi in considerazione sono:

1) linguaggio tecnico, 2) articolazione, 3) coerenza interna, 4) solidità delle argomentazioni.

 

3) Valutazione tesi prodotte dagli allievi

Presentazione con diapositive (ppt) in 10' con discussione di 10'.

 

Programma svolgimento esame:

ore 10:00 inizio (si raccomanda puntualità)

ore 10:15 verifica requisiti

ore 10:30 questionario a scelta multipla

ore 11:00 Pausa caffè

ora 11:30 discussione tesi (10' presentazione ppt, 10' discussione)

ore 13:00 riunione commissione a porte chiuse per valutazione tesi e consegna valutazione referti

ore 13:30 affissione risultati – fine – pranzo sociale

 

 

 L'ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

CONTATTI   tel. 393 0734759      scnp.esame@alice.it

 

 

 

 

L’esame finale dellla II° ed. del Master si terrà sabato 4 Luglio 2015 alle ore 10:00 a Summonte (AV) presso il rifugio URUPRETA, situato a circa 800 metri slm. Di seguito alcune informazioni:

 

I SOCI E GLI ALLIEVI DELLE DUE EDIZIONI DEL MASTER INTENZIONATI A PARTECIPARE AL PRANZO SOCIALE POSSONO COMUNICARLO ALL'INDIRIZZO INFO@SCNPWEB.IT O TELEFONANDO AL NUMERO 3930734759

 

 

BORSA DI STUDIO

Come da regolamento, la SCNp assegnerà una borsa di  studio di  1000 euro  alla migliore  tesi secondo  il giudizio insindacabile di una specifica commissione didattica, presieduta dal Direttore scientifico Dr. Michele Lepore.

 

SEDE

Il Rifugio URUPRETA è situato nel Parco del Partenio, a soli 6 Km da Avellino, 60 Km da Napoli e 30 Km da Salerno e potete avere tutte le informazioni consultando il sito http://www.rifugiourupreta.com/

Ecco le istruzioni per raggiungerlo:http://www.rifugiourupreta.com/http://www.rifugiourupreta.com/contatti.php

Ecco la posizione su Google Maps: 40°57'07.2"N 14°44'41.2"E (INSERIRE IN CERCA)

Per coloro che intendono raggiungere Avellino in autobus ecco il sito del gestore che effettua il servizio da Napoli (tenete conto che di sabato hanno orari diversi rispetto ad altri giorni della settimana):

http://www.air-spa.it/

Bisogna scendere alla prima fermata subito dopo l’uscita dal casello autostradale AV ovest e aver cura di comunicare questa opzione ESCLUSIVAMENTE all’indirizzo mail sopra riportato in modo da poter usufruire del passaggio per Summonte. Per altre esigenze contattate il numero 393 0734759

 

PRANZO SOCIALE

Alle 13:30 è previsto il pranzo sociale presso la stessa struttura. La partecipazione va comunicata (unitamente alla presena di eventuali accompagnatori) entro e non oltre il 30 giugno (martedì, data IMPROROGABILE indicata dal ristoratore).

 

SVOLGIMENTO ESAME – CRITERI DI VALUTAZIONE

QUESTIONARIO A SCELTA MULTIPLA

Il  questionario sarà composto da due parti: 1) clinico-teorica:  15 domande (quattro alternative di risposta 2) clinico-applicativa. Questa seconda parte consisterà  in una presentazione di  un caso clinico:  diapositive e/o video e/o cartaceo e una  serie di  domande su semeiotica e diagnostica  relative al  caso.  Le  domande verteranno  su aspetti clinico-applicativi  di  base. Sarà necessario  rispondere correttamente al  60% delle domande per superare la prova.

TESI

La tesi verrà presentata dall'allievo con l'ausilio di diapositive, avendo a disposizione 10'. Seguirà breve (max 10) discussione con commenti, rilievi, domande e richieste di chiarimenti da parte dei commissari.  Al termine delle presentazioni   (vedi  oltre)   la commissione  (a porte chiuse),   tenuto conto   del   voto   proposto   dal  relatore,   assegnerà   insindacabilmente   la   votazione   definitiva (in trentesimi). Per il superamento della prova l'allievo dovrà ottenere un voto minimo di 18.

NORME PER LA STESURA

La tesi deve avere una lunghezza compresa tra le 20 e le 45 pagine (con i margini ed il carattere settati   come   specificato  di   seguito)  di   testo,  quindi   senza  bibliografia,   tabelle,   figure,   allegati, appendici,  prefazione e quant'altro.  Con  l’aggiunta di  queste parti   la  tesina non deve comunque superare le 70 pagine.

La pagina deve avere i seguenti margini: sx: 5 cm; dx: 3 cm; sup e inf: 3,5 cm.

Carattere: Times New Roman 12; interlinea: 1,5

Copertina: verrà spedito agli allievi il frontespizio con il logo della SCNp.

 

REFERTI (relazioni peritali/programma riabilitativo, a scelta dell'allievo)

I parametri (scala 0-10; scala punteggio totale ai referti: 0-40) presi in considerazione sono:

1) linguaggio   tecnico   (si   riferisce   all'utilizzo   appropriato   di   linguaggio   tecnico,   quindi   va penalizzato sia l'uso di terminologia comune, sia l'utilizzo inappropriato di termini tecnici);

2) articolazione (si riferisce alla esplicitazione dei passaggi logico-interpretativi che conducono alle conclusioni, si penalizzano   quindi   referti   sbrigativi   e/o  meramente   descrittivi   dei   punteggi   in tabella);

3) coerenza   interna (si riferisce alla coerenza delle argomentazioni, si penalizzano quindi contraddizioni, iter diagnostico psicometrico non corrispondente alle ipotesi diagnostiche formulate sulla base dell'anamnesi, assenza di  dati  anamnestici  che giustificano  l'iter diagnostico,  forzature nell'utilizzo dei dati, errori nelle conclusioni rispetto ai dati disponibili);

4) solidità delle argomentazioni (si riferisce alla produzione di  dati  e osservazioni  qualitative a sostegno di interpretazioni e conclusioni ed  alla correttezza  scientifica  delle interpretazioni, si penalizza quindi l'auto-referenzialità, l'insufficienza di dati, l'eccessiva interpretazione rispetto alle prove disponibili).

La valutazione finale per ogni allievo corrisponderà alla media delle valutazioni (0-40) dei 4 referti che verranno formalmente consegnati dai commissari al termine delle presentazioni delle tesi.

Per il superamento di questa prova è necessario ottenere un minimo di 24/40.

 

VOTAZIONE

Al   termine delle presentazioni  delle  tesi   la commissione si  riunirà a porte chiuse,  correggendo  i questionari,  assegnando   i   voti   alle   tesi,   e   consegnando   formalmente   le   valutazioni   dei   referti.

Eseguiti i conteggi, i risultati verranno affissi nella sala dell'esame.

L'esame   finale   si   considera   superato   se   si   ottiene   un  minimo   di   60%  di   risposte   esatte   al questionario), di 24 punti per i referti (media dei 4 referti), di 18 alla tesi (tutte e tre le condizioni necessarie).

Il voto finale all'esame sarà così determinato:

voto tesi (max 30) + voto referti (max 40) + numero risposte esatte al questionario pro-rated su base 30 (massimo 30 punti) per un totale di max 100. Eventualmente la commissione potrà assegnare la Lode per gli allievi particolarmente meritevoli.

 

 

 

Corso Alta formazione – 48 ore

 

Disturbi specifici dell'apprendimento (DSA)

prevenzione, identificazione, valutazione, trattamento

2° EDIZIONE – 2015

 

 

La Scuola Campana di Neuropsicologia, considerate le numerosissime richieste, ha deciso di attivare la seconda edizione del Corso, che avrà inizio a Gennaio 2015.

ll corso si pone l'obiettivo di formare, in maniera altamente qualificata, professionisti di discipline diverse per metterli in grado di fornire servizi di consulenza, diagnosi, trattamento e prevenzione nell'ambito dei Disturbi Specifici di Apprendimento, sia a singoli utenti che a Enti sanitari ed educativi.

E' composto da due moduli:

1° modulo: 4 lezioni di 8 ore (32 ore) rivolto a psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, pedagogisti, educatori e insegnanti (e studenti delle rispettive discipline);

2° modulo: 2 lezioni di 8 ore (16 ore) rivolto esclusivamente a psicologi e neuropsichiatri (e studenti).

 

PROGRAMMA:

1° MODULO.

Dislessia: modelli neuropsicologici, inquadramento clinico, casi clinici – Test valutazione lettura: Prove di Lettura MT-2 per la Scuola prim. e sec. I g., Batteria Valutazione della Dislessia e della Disortografia Evolutiva; Prova di velocità di lettura di brani per la Scuola M. Sup. e Prova lettura parole e non parole (Fond. S. Lucia) – Disortografia e Disgrafia: modelli neuropsicologici, inquadramento clinico, casi clinici – Test valutazione scrittura: BVSCO-2 (Batteria Valutazione Scrittura e Competenza Ortografica-2); Test CEO (Classificazione errori ortografici); Dettato di brano (da BVN 5-11 e BVN 12-18) – Discalculia: modelli neuropsicologici, inquadramento clinico, casi clinici – Test abilità di calcolo: Test AC-MT 6-11 e Test AC-MT 11-14 (Test valutazione abilità di calcolo e soluzione problemi) – Le implicazioni della legge 170 del 2010 sui DSA: strumenti compensativi e dispensativi – Stesura del Piano Didattico Personalizzato (simulazione su casi clinici) – Evoluzione dei DSA: scuola superiore e università – Didattica inclusiva – Psicopatologia secondaria e associata nei DSA – Dinamiche relazionali ed educative nel gruppo-classe e nello svolgimento delle attività apprenditive – Riabilitazione dei DSA: confronto tra l'efficacia di diversi modelli di trattamento; Protocolli di trattamento ed esemplificazioni nell'ambito di casi clinici – Disturbo specifico dell'Apprendimento Non-Verbale: modello neuropsicologico, inquadramento clinico, casi clinici – Strumenti compensativi e nuove tecnologie.

 

2° MODULO.

Test intellettivi: WPPSI III e WISC III (gestione del set, somministrazione, correzione e interpretazione, casi clinici) – Test neuropsicologici: Digit Span, Test di Corsi, Ricordo selettivo di parole, Memoria di prosa, Competenze metafonologiche (Test CMF) – DSA in comorbidità con l'ADHD – DSA e Disturbi del linguaggio – Diagnosi, stesura del referto, restituzione al bambino, alla famiglia e alla scuola – Quali strumenti per affrontare le difficoltà emotive e i problemi comportamentali nei DSA: Teacher training, Parent training.

 

SEDE: Le lezioni si svolgeranno di sabato dalle 9 alle 18:30 a Napoli, presso l'Hotel Ramada secondo il seguente calendario (salvo modifiche imprevedibili per indisponibilità del docente):

 

Primo modulo

24 gennaio 2015

21 febbraio

28 marzo

11 aprile

Secondo modulo

16 maggio

13 giugno

 

Docenti:

Katia Celentano, socio ordinario della Società italiana di Neuropsicologia, si occupa di neuropsicologia dell'età evolutiva e psicologia della riabilitazione. Già docente nell'ambito del Master I livello e Corso di Perfezionamento sulla "Didattica e psicopedagogia per i DSA" svolto presso l'Università di Salerno. Svolge l'attività libero-professionale di psicologa ed è consulente del Centro di Riabilitazione "La Nostra Famiglia" di Cava de’ Tirreni (Sa).  Autore di diverse pubblicazioni su monografie e riviste nazionali e internazionali peer-reviewed.

Giuseppe Aquino, psicologo, psicoterapeuta. Istituto di riabilitazione "Le Ville" – Montefalcione (Av)

Barbara Coppola, psicologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, responsabile per l'età evolutiva del Cepicc di Napoli

Rosanna Coseglia, logopedista, C.d.R. Associazione “La Nostra Famiglia” di Cava de’ Tirreni.

Carmelina De Simone, logopedista, C.d.R. Associazione “La Nostra Famiglia”

Michela Ebreo, logopedista, Fondazione "Don Gnocchi", Docente Corso di Laurea Logopedia, Seconda Università di Napoli

Luciana Ferrara, logopedista, C.d.R. Associazione “La Nostra Famiglia”

 

Quote (non è dovuta iva).

1° modulo: 340 euro.

2° modulo: 260 euro

1°modulo + 2° modulo: 540 euro

Il versamento dovrà essere effettuato in un'unica soluzione mediante bonifico al conto corrente: IBAN: IT42 J010 1040 0911 0000 0001 368

con causale "corso DSA2 nome cognome" (dell'allievo)

 

Posti disponibili: 40. Le iscrizioni verranno accettate in ordine di arrivo (si considereranno definitive solo dopo l'esecuzione del versamento della quota di iscrizione). Per iscriversi, inviare una mail all'indirizzo sotto riportato indicando nome e cognome, indirizzo mail (se diverso dal mittente della lettera), numero di telefono, specificando con chiarezza il/i modulo/i del corso cui ci si iscrive. Il modulo di iscrizione, debitamente firmato, potrà essere consegnato direttamente all'inizio del corso.

Per informazioni: info@scnp.it

per iscrizioni: scnpaltaform@alice.it

Telefono: 393 0734759

 

MODULO DI ISCRIZIONE

PROGRAMMA CORSO

LOCANDINA CORSO

 

 

 

 

Il colloquio psicologico nel Servizio di Neuropsicologia clinica e nella Memory Clinic

di Michele Lepore e di Crosta Albertodonatello (SCNp)

 

Citazione completa: Lepore M. e di Crosta Albertodonatello (2013). Il colloquio psicologico nel Servizio di Neuropsicologia clinica e nella Memory Clinic. In: Felaco R., Bozzaotra A., Nasti F., Sarno L. (Eds.). Atti del Convegno Colloquio clinico (pp. 218-232). Napoli: Ed. Ordine Psicologi della Campania

 

 

1. La neuropsicologia clinica: definizione e recenti sviluppi

La neuropsicologia è la branca della psicologia che studia gli effetti del danno cerebrale sul comportamento, che possono variare in funzione della sua natura, gravità, localizzazione anatomica e caratteristiche premorbose del soggetto che ne è colpito (Lepore, 2007). Essi possono consistere, ad esempio, in disturbi del linguaggio (scritto e/o orale) o delle abilità spaziali, dell’attenzione o della memoria, delle capacità di pianificazione o di giudizio, del riconoscimento di oggetti o persone. Spesso il deficit si esprime in alterazioni del comportamento e dell’adeguatezza sociale o in disturbi della consapevolezza. La neuropsicologia nasce nella seconda metà dell’800 con i cosiddetti “diagrammisti”, che, a partire dallo studio di casi singoli, cercavano di definire il danno funzionale responsabile del disturbo presentato dal paziente. Tale metodologia (ripresa da Lightner Witmer, vedi paragrafo 3) ha gettato le basi per la neuropsicologia cognitiva. Da allora la disciplina ha sempre avuto, oltre ad una finalità euristica volta a chiarire i meccanismi di funzionamento cerebrale e cognitivo, una vocazione clinico-applicativa. Quando non erano ancora disponibili le moderne tecniche di neuroimaging (Tomografia computerizzata, Risonanza magnetica, Pet, Spect) essa contribuiva anche alla rilevazione ed alla localizzazione del danno cerebrale, ponendosi in tal modo in stretta collaborazione con la neurologia. Con l’avanzamento delle capacità diagnostiche delle tecniche neuroradiologiche è diminuita la sua importanza nel determinare la presenza e la localizzazione del danno cerebrale. Tuttavia l’idea ottimistica che nei primi anni ottanta faceva ipotizzare una relazione lineare tra una data lesione ed il suo correlato comportamentale è stata smentita dai risultati successivi e la neuropsicologia è rimasta cruciale nella valutazione dell’impatto che il danno neurologico ha sul funzionamento cognitivo e comportamentale del paziente (Johnstone et al., 1995). Ma anche la relazione tra deficit neuropsicologico (determinato dal danno cerebrale) e capacità di adattamento quotidiano (e, in ultima analisi, qualità della vita) non è lineare. Numerose, infatti, sono le variabili che modulano l’espressione del deficit neuropsicologico: la personalità premorbosa, l’educazione, l’attività lavorativa, la disponibilità di un ambiente familiare e sociale capace di compensare le disabilità presentate dal paziente, la consapevolezza del deficit, l’umore, la collaborazione agli interventi riabilitativi e, infine, le richieste che pone l’ambiente di riferimento (Johnstone et al., 1995). Il compito del neuropsicologo consiste, dunque, sempre più nell’analisi dell’interazione tra variabili organiche, emotive, relazionali e sociali nel determinare la qualità della vita del paziente, analisi che non può svolgersi ad un livello neuroanatomico e/o neurofunzionale, per quanto sofisticato, ma va condotta all’interno della cornice epistemologica della psicologia clinica. Ciò soprattutto in ambito riabilitativo, poiché la riabilitazione neuropsicologica richiede un’analisi dettagliata dei punti di forza e delle debolezze (cognitive, emotive, relazionali, comportamentali) del paziente e delle risorse del sistema familiare e dell’ambiente sociale più ampio (Lepore, 2002b; Lepore et al., 2008). La neuropsicologia, dunque, presenta sempre più aree di sovrapposizione con altri ambiti della psicologia che si occupano degli aspetti emotivi e comportamentali delle patologie mediche, come la psicologia clinica della salute (clinical health psychology) e la psicologia della riabilitazione, e va estendendo il suo intervento dalla tradizionale valutazione di disabilità cognitive alla valutazione della personalità e delle abilità di vita quotidiana, alla riabilitazione cognitiva, alla gestione dei disturbi comportamentali, fino alla psicoterapia individuale e di gruppo (Prigatano, 1994), allontanandosi sempre più dal ruolo di ausilio strumentale al servizio della diagnosi neurologica, cui, soprattutto in Italia, era stata in parte costretta dalla sua (pur prestigiosa) tradizione sviluppatasi in seno alla neurologia.

 

2. La neuropsicologia come pratica psicologico-clinica

L’”essenza del metodo clinico” è forse ben rappresentata dalla raffigurazione del malato sdraiato con il medico chino al suo capezzale, che ben sintetizza la “relazione individualizzata” e lo “studio longitudinale” caratteristici della medicina del passato e che ancora connotano oggi la psicologia clinica, mentre il progresso della medicina ha trasformato la clinica medica in studio trasversale del paziente eseguito per lo più con tecniche di laboratorio, rendendo così superflua anche la componente relazionale (Imbasciati, 2006). Questa trasformazione tecnologica della medicina ha coinvolto in parte anche la pratica neuropsicologica, che l’organizzazione sanitaria ha tentato di assimilare ad uno dei tanti esami tecnici di laboratorio che contribuiscono a fornire i dati utili alla formulazione di una diagnosi neurologica. Anche da un punto di vista amministrativo le prestazioni del neuropsicologo sono state adeguate a tale concezione, con nomenclatori che prevedono la richiesta (ed il rimborso) di specifici test psicometrici e/o di un certo numero di sedute di riabilitazione cognitiva, spesso eseguite da tecnici della riabilitazione (Napolitano, 2001). Purtroppo la necessità occupazionale, spesso drammaticamente avvertita dagli psicologi italiani, ha portato molti ad adeguarsi, unitamente ad altri fattori che proveremo ad analizzare più avanti. Tuttavia la pratica neuropsicologica mal si presta a questa forzatura, soprattutto se si considera l‘evoluzione che, come abbiamo visto, la sta caratterizzando. Sebbene alcuni aspetti del lavoro neuropsicologico possono alimentare l’equivoco che lo assimila ad una prestazione di laboratorio, non ci sono dubbi che esso si configura come attività clinica, ed i test psicometrici e/o le tecniche riabilitative (soltanto una parte degli strumenti utilizzati) non possono essere sottratti dal contesto clinico (più specificamente psicologico-clinico) in cui vengono applicati.

Può essere utile qualche esempio per meglio chiarire ed argomentare queste affermazioni. In ambito strettamente diagnostico, sono sempre più frequenti i casi di persone appena pensionate che confondono la riduzione dell’efficienza cognitiva prodotta da una reazione depressiva con i sintomi di un’incipiente demenza. Oppure, di coppie che, dopo il matrimonio dell’ultimo figlio, si ritrovano a confrontarsi con conflitti irrisolti che uno dei coniugi tende ad attribuire a cambiamenti di carattere del partner, interpretati come l’effetto di un disturbo neurologico. O, ancora, di persone anche giovani che, poste di fronte a conflitti intrapsichici o anche a situazioni relazionali complicate, interpretano i propri insuccessi a risolvere tali nodi come la conseguenza di un disturbo neurologico. E’ esperienza comune per chi si occupa di neuropsicologia clinica osservare come nella pratica quotidiana si stia assistendo ad un incremento di casi di “disturbo fittizio” e di “disturbo di conversione”, che si manifestano con riferite disfunzioni cognitive (per un’analisi dei metodi di diagnosi differenziale si veda Lepore, 2009), forse anche per l’attenzione che i media stanno rivolgendo alla neuropsicologia ed alle neuroscienze in generale. Questi esempi chiariscono come anche l’esame neuropsicologico deve prendere le mosse dall’analisi dei motivi che hanno portato alla consultazione e dall’individuazione del referring (l’inviante). Infatti, se è vero che spesso la richiesta esplicita di valutazione neuropsicologica proviene dal medico (ma sempre più frequentemente il paziente si rivolge direttamente allo psicologo) con il quesito di verificare e quantificare la presenza di disturbi cognitivi, molte volte le lamentele soggettive del paziente o di un suo familiare nascondono richieste di aiuto psicologico espresse in maniera confusa. In tali casi un esame tecnico evidenzierebbe semplicemente l’assenza di rilevanti danni cognitivi, limitandosi a consegnare un risultato strumentale negativo ed a comunicare al paziente e/o al medico inviante l’assenza di patologia, senza modificare la situazione di malessere denunciata dalla richiesta. Invece, da un punto di vista psicologico-clinico il risultato strumentale rappresenta il punto di partenza per una restituzione psicologica complessa, con l’obiettivo più ampio di ristrutturare la rappresentazione del paziente (o dei pazienti) delle proprie difficoltà, ponendo le basi per una loro possibile soluzione.

In altri casi può accadere che in pazienti con morbo di Alzheimer la depressione che accompagna spesso le fasi iniziali di malattia, resa possibile dalla risparmiata consapevolezza che il paziente ha delle proprie difficoltà, esacerbi le difficoltà cognitive prodotte dal disturbo (cosiddetta excess disability). O ancora, in pazienti afasici può accadere che emozioni quali la rabbia (ad esempio nell’afasico di Broca, derivante dalla frustrazione prodotta dall’incapacità a produrre il messaggio desiderato) o la paura (ad esempio nell’afasico di Wernicke, derivante dall’incapacità di attribuire al proprio disturbo, di cui è inconsapevole, il fallimento dei tentativi di comunicazione) rappresentano una reazione emotiva al deficit neurocognitivo e contribuiscono a peggiorare le capacità comunicative del paziente (o producono reazioni comportamentali che deteriorano le relazioni con i familiari). Alcuni disturbi comportamentali, infine, osservati in pazienti affetti da importanti deficit cognitivi (ad esempio gravi dementi o traumatizzati cranici) possono derivare dall’interazione tra le ridotte abilità di problem-solving (prodotte dal danno neurologico) e richieste ambientali inadeguate, cui il paziente reagisce in maniera disadattiva. In tutti questi casi, in cui si è in presenza di un conclamato disturbo neurologico che produce in maniera diretta i deficit cognitivi, l’obiettivo del neuropsicologo è di valutarne l’interazione con altre variabili psicologiche ed ambientali che ne influenzano e ne modulano l’espressione comportamentale. Il riconoscimento del ruolo svolto da queste variabili (emotive e relazionali) può contribuire a migliorare la qualità della vita del paziente e della sua famiglia.

Vi sono, poi, quelle situazioni in cui la richiesta che viene posta al neuropsicologo non consiste nel verificare la presenza del danno cognitivo, già evidente, ma nel predire il funzionamento del paziente in particolari situazioni, quali ad esempio l’ambiente di lavoro o a casa, per poter pianificare il suo reinserimento o una migliore gestione delle sue difficoltà. Anche in tali casi la considerazione di variabili non strettamente cognitive (né individuali) diventa cruciale. Infatti il risultato ai test non permetterebbe, da solo, tali previsioni, ma va piuttosto considerato come il danno emerso in laboratorio si manifesterà in particolari situazioni, valutando quindi le caratteristiche psicologiche premorbose, le risorse ambientali, gli aspetti emotivi, la consapevolezza delle proprie difficoltà, la collaborazione, e le richieste situazionali (abilità sociali e cognitive) (Johnstone, 1995).

Ne deriva che gli strumenti del neuropsicologo non possono essere limitati a quelli psicometrici, ma comprendono innanzitutto il colloquio clinico, la raccolta di un’anamnesi comportamentale (la cui accuratezza dipende molto dalla capacità del clinico di far emergere le informazioni) centrata non solo sul sintomo (insorgenza ed evoluzione), ma anche su informazioni quali i cambiamenti nella vita quotidiana del soggetto e le ricadute prodotte all’interno del sistema familiare, il colloquio con i familiari (per valutare il problema all’interno delle dinamiche familiari), l’osservazione comportamentale. Quest’ultima è cruciale, inoltre, per correlare i dati psicometrici al funzionamento ecologico, per rilevare eventuali artefatti ai test e per apprezzare il funzionamento integrato delle diverse abilità cognitive e delle caratteristiche emotive e relazionali del paziente all’interno di una relazione interpersonale.

Si comprende, quindi, come sia inadeguata l'idea (e la prassi) di considerare la valutazione neuropsicologica una sorta di esame strumentale di laboratorio, con la somministrazione da parte dello psicologo di specifici test. Tali richieste sono spesso di per sé impossibili da soddisfare, o quantomeno inutili, poiché anche la scelta delle prove da utilizzare non può prescindere dall’inquadramento psicologico-clinico del paziente. Le richieste devono piuttosto indicare il quesito che l’inviante pone al neuropsicologo, la cui indagine si configura come consulenza clinica che si avvale degli strumenti che lo psicologo ritiene opportuni. Anche la somministrazione dei test si configura come attività clinica perché, se è vero che essi consistono in un'indagine standardizzata, è pur vero che l’atteggiamento dell’esaminatore e, più in generale, il setting relazionale debbono essere adattati alle caratteristiche psicologiche del paziente: un atteggiamento oppositivo o un’eccessiva ansia da prestazione dell'esaminando, ad esempio, possono produrre una prestazione cognitiva scadente e l’osservazione qualitativa del comportamento e degli errori commessi rappresentano importanti fonti di dati, spesso più significativi degli stessi punteggi al test (senza contare la loro importanza nel segnalare un possibile atteggiamento di simulazione a scopo assicurativo o pensionistico, sempre più frequente tra i soggetti inviati per esame neuropsicologico). L’interpretazione dei risultati, infine, è un processo tutt’altro che automatico: va evitata un‘analisi “test-dopo-test“, attribuendo meccanicamente ad ogni punteggio il significato che la natura della prova lascerebbe dedurre, ma va considerato il complesso sistema di fattori in gioco, integrando le diverse fonti di dati (test, osservazione, anamnesi) in un’interpretazione che ricostruisca l’intera configurazione e che tenga conto degli scopi della valutazione, del quesito posto e della domanda psicologica implicata. Purtroppo spesso la formazione all'utilizzo dei test neuropsicologici viene intesa come apprendimento di procedure rigidamente applicabili ed automatizzate e per ciò di facile e rapida acquisizione.

Se si passa a considerare, poi, le applicazioni riabilitative della neuropsicologia, gli esempi diventano anche più numerosi. L’idea semplicistica che la semplice esecuzione di esercizi di ripetizione fosse sufficiente a ripristinare (restoration) una funzione danneggiata si è scontrata con numerosi fallimenti empirici. Sul piano teorico, inoltre, è aumentata la consapevolezza che la sola considerazione degli aspetti cognitivi del disturbo, interpretati attraverso i modelli modulari, non sempre conduce automaticamente ad un progetto riabilitativo. Innanzitutto tali modelli non specificano sufficientemente le operazioni svolte dai moduli danneggiati (problema dell’empty box); poi i meccanismi di riapprendimento delle funzioni danneggiate non sono sufficientemente chiari (Baddeley, 1993; Lepore, 2002); infine, va considerato il ruolo, spesso cruciale, dei fattori non modulari, quali attenzione, motivazione, aspetti emotivi e relazionali (Robertson e Murre, 1999).

Questi modelli, quindi, spesso non riescono né a formulare diagnosi specifiche seguite da interventi mirati, né a rispondere ai bisogni peculiari dei pazienti, soprattutto nella prospettiva a lungo termine di un reinserimento psicosociale e lavorativo (Lepore, 2001). Gli inevitabili fallimenti pratici che ne conseguono pongono l’esigenza di una valutazione psicologica del paziente, che tenga conto dei suoi peculiari punti di forza e di debolezza, e delle risorse presenti nello specifico contesto ambientale, comportando la necessità di prendere in considerazione, nella progettazione dell’intervento riabilitativo, anche interventi comportamentali e psicoterapici (sia individuali che familiari). Il modello olistico in riabilitazione, riconosciuto in ambito internazionale (Trexler et al., 1994), risponde a queste necessità integrando gli aspetti cognitivi, emotivi, sociali e funzionali in programmi di trattamento basati non solo su esercizi di rieducazione cognitiva, ma anche su terapie cognitive di gruppo, psicoterapia individuale e di gruppo (Prigatano, 1994), addestramento di abilità ecologiche, programmi di reinserimento sociale e lavorativo, fino ad includere attività fisiche che superano il tradizionale approccio fisioterapico (Rasmussen, 1994). La demedicalizzazione di tali interventi, inoltre, favorisce l’assunzione, da parte del paziente e dell’ambiente di riferimento, di un ruolo attivo, con maggiore focalizzazione sulla qualità della vita e sulle strategie di adattamento alle condizioni ambientali (compensation) (Wilson e Patterson, 1990; Wilson, 2000). Va notato come, anche in questo caso, le prassi amministrative ostacolano questa filosofia di intervento, se ad esempio si considera che la riabilitazione viene spesso fornita sotto forma di un numero prescritto di sedute riabilitative cui partecipa il solo paziente (Christensen, 2000).

 

3. Una singolare circostanza : la nascita della psicologia clinica ed i pazienti di Witmer (1907)

La neuropsicologia, dunque, si configura sempre più come pratica psicologico-clinica. D'altra parte neuropsicologia e psicologia clinica sono strettamente interconnesse da circa cento anni, come dimostrato da una singolare circostanza. La prima rivista di Psicologia Clinica, Psychological Clinic, apre il primo numero, nel 1907, con un articolo introduttivo del suo fondatore, Lightener Witmer, che, per illustrare l’operato della “clinica psicologica” condotta presso il laboratorio di psicologia dell’Università di Pennsylvania, esordisce con il racconto di un caso clinico. Si tratta di un bambino di dieci anni che, presentando una difficoltà di apprendimento scolastico, in assenza di deficit fisici o intellettivi che potessero spiegarle, poneva la necessità di distinguere l’effetto di un disturbo dello sviluppo cerebrale dal risultato di metodi educativi inadeguati. Witmer afferma che questo è “inequivocabilmente un caso da psicologo”. Ancora più interessante è il secondo caso descritto nello stesso lavoro: un ragazzo che presentava un marcato deficit nella lingua inglese, sia parlata che scritta, che consisteva in una difficoltà specifica nella discriminazione delle parti finali delle parole che veicolano informazioni morfologiche, quali il numero (singolare/plurale), il tempo dei verbi, la funzione grammaticale (aggettivo/avverbio). Witmer interpreta il disturbo come l’effetto di una “sordità verbale”, che avrebbe impedito al ragazzo di discriminare i suoni finali delle parole, e di un associato (o, forse, nell’ipotesi dell’autore, primario) deficit articolatorio. Le difficoltà nella lingua scritta sarebbero dipese da tali disturbi principali. Conseguentemente a tale ipotesi interpretativa, Witmer sottopose il ragazzo ad un addestramento specifico delle abilità articolatorie e della discriminazione uditiva verbale, ottenendo un grande miglioramento dei sui elaborati scritti, che gli permisero, così, di essere ammesso all’università. Sebbene le ipotesi interpretative di Witmer possano oggi sembrare grossolane ed ingenue (sarebbe interessante una re-interpretazione del caso clinico alla luce delle attuali conoscenze, che sembrano indirizzare verso un deficit di natura grammaticale), è sorprendente come il metodo di analisi utilizzato precorra quello poi adottato dalla neuropsicologia cognitiva (Lepore, in preparazione). Naturalmente il miglioramento nelle abilità di scrittura potrebbe essere ascritto ad un effetto aspecifico del trattamento, ma, ancora una volta, è degno di nota il rigore metodologico per cui l’intervento riabilitativo discende coerentemente dal modello del disturbo ipotizzato (Riddoch & Humphreys, 1994). Ciò, soprattutto se si pensa che ancora oggi è necessario spesso esortare gli operatori ad una tale prassi, evitando interventi ateoretici (Grossi e Lepore, 2002; Lepore, 2001).

Come ricorda Vitelli (2007) la data inaugurale della psicologia clinica è indicata nel 1896, anno in cui Witmer fondò la prima clinica ed inaugurò il primo insegnamento di Psicologia Clinica (Università di Pennsylvania) cui seguì, appunto, la prima rivista nel 1907. L’attività della “clinica psicologica” condotta presso il laboratorio di psicologia dell’Università di Pennsylvania e l’articolo introduttivo del fondatore della rivista rappresentano quindi i presupposti storici della disciplina (si veda l’interessante lavoro di Vitelli per una riflessione sugli a-priori storici della psicologia clinica e sulle loro attuali implicazioni, condotta proprio a partire dall’articolo di Witmer) ed è suggestivo constatare che entrambi prendono le mosse da interventi clinici che oggi definiremmo “neuropsicologici” (diagnostici e riabilitativi). Ciò impone, a distanza di un secolo, una riflessione sul rapporto attuale tra neuropsicologia e psicologia clinica, cento anni fa così strettamente interconnesse.

 

4.“Fuga dalla psicologia” ovvero “rifugio nella tecnicalità”: rischi per la pratica professionale e la formazione dello psicologo in ambito neuropsicologico

La pratica clinica neuropsicologica, dunque, condivide con la psicologia clinica le caratteristiche principali e le origini storiche. Se è vero che la neuropsicologia si occupa di soggetti con un danno organico e che quindi per molti aspetti si prestano ad un inquadramento nell’ambito del modello medico (con le sue caratteristiche di trasversalità diagnostica, precostituzione della nosografia, separazione tra diagnosi ed intervento e transitività della terapia; Imbasciati, 2006), tuttavia l’atteggiamento epistemologico, l’approccio operativo ed il metodo di lavoro del neuropsicologo non condividono (o non dovrebbero condividere) queste caratteristiche, mantenendo piuttosto l’adesione ad un approccio clinico nel suo significato originario. E’ però vero che una serie di motivi mettono continuamente a rischio l’approccio psicologico al lavoro del neuropsicologo, rappresentando quotidianamente delle spinte (o attrazioni) verso il modello medico. Ad essi abbiamo già accennato. Alcuni sono di origine storica, che hanno determinato lo sviluppo, soprattutto in Italia, di una neuropsicologia come pratica di laboratorio al servizio della neurologia. Altri sono di natura culturale. Da un lato l’eziologia organica del disturbo primario ha erroneamente indotto a ritenere in generale la neuropsicologia una specialità medica. Dall’altro, questa concettualizzazione è stata di fatto accettata dagli stessi psicologi producendo un rifiuto ed una scarsa considerazione della disciplina, accrescendo così il divario tra psicologia clinica e neuropsicologia e costringendo per lungo tempo gli psicologi che lavorano in ambito neuropsicologico ad una sorta di isolamento dalla comunità professionale di appartenenza. Infine, vi sono motivi politico-amministrativi che hanno portato a sviluppare prassi operative coerenti al modello medico che domina la scena della politica sanitaria. Quindi è stata prevista la prescrizione e gestione da parte del medico di una serie di interventi parcellizzati e meccanici quali la “somministrazione di test neuropsicologici” e “sedute di riabilitazione cognitiva”. Ma il rischio attuale di medicalizzazione della neuropsicologia clinica è forse prodotto soprattutto dal processo di formazione dei giovani psicologi, in maniera sostanzialmente analoga (ma accentuata) a quanto osservato da Imbasciati (2006) a proposito della psicologia clinica in generale. Come è stato osservato, infatti, si assiste “in questi ultimi anni ad un progressivo emergente e sommergente attribuzione di valore […] a quegli studi psicologici che operano in laboratorio, in collegamento con la biologia, la neurologia, la fisiologia, in genere le neuroscienze […] mettendo in ombra l’importanza di quelle altre discipline che operano, non tanto in laboratorio, ma “sul campo”, e sul vivo delle persone, e dei gruppi […] e soprattutto tale emergenza svalorizza le discipline che comportano la presa in carico, effettiva e continuata, di persone.”(Imbasciati, 2006, p.39). La neuropsicologia clinica sta risentendo maggiormente di questo fenomeno, con l‘effetto di una crescente assimilazione alle discipline da laboratorio. Molti studenti e tirocinanti di psicologia credono di rinvenire nella neuropsicologia una comoda scorciatoia verso la più semplice, lineare, deresponsabilizzante e rassicurante pratica di laboratorio. Da un lato vi è, in linea forse con il generale orientamento culturale della società, l’ambizione a beneficiare del prestigio riflesso che la medicina può elargire, dall’altro, soprattutto, la scelta di un percorso formativo apparentemente più semplice, limitato all’acquisizione di procedure di laboratorio e di tecniche da applicare meccanicamente, delegando qualcun altro alla gestione del processo. La crisi occupazionale e la progressiva estinzione degli psicologi dal Servizio Sanitario Nazionale facilitano una pericolosa collusione, con schiere di volontari psicologi impiegati come "testisti" in strutture che operano secondo modelli che rafforzano una prassi neuropsicologica di tipo laboratoristico-strumentale, allontanandoli dalla tradizione psicologico-clinica. Questa collusione produce a sua volta una svalorizzazione della disciplina, delle sua complessità e della sua autonomia. E, cosa ancora peggiore, produce tra gli stessi psicologi clinici una scarsa considerazione della disciplina, accrescendo così il divario tra psicologia clinica e neuropsicologia in origine così strettamente interconnesse.

 

5. Bibliografia

Baddeley, A. (1993). A theory of rehabilitation without a model of learning is a vehicle without an engine: a comment to Caramazza and Hillis, Neuropsychological Rehabilitation, 3 (3), pp. 235-244.

Christensen, A.-L. (2000). Neuropsychological postacute rehabilitation. In.: Christensen, A-L. e Uzzel, B.P., International handbook of neuropsychological rehabilitation, New York: Kluwer

Grossi, D., Lepore, M. (Eds.). (2002). Amnesie e disturbi della cognizione spaziale. Un approccio razionale alla riabilitazione neuropsicologica. Milano: Franco Angeli.

Imbasciati, A. (2006). Psicologia clinica: presente e futuro. Rivista di psicologia clinica, 1, 33-42.

Johnstone, B., Frank, R.G., Belar, C., Berk, S., Bieliauskas, L.A., Bigler, E.D., Caplan, B., Elliott, T.E., Glueckauf, R.L., Kaplan, R.M., Kreutzer, J.S., Mateer, C.A., Patterson, D., Puente, A.E., Richards, J.S., Rosenthal, M., Sherer, M., Shewchuk, R., Siegel, L.J., Sweet, J.L. (1995). Psychology in health care: future directions. Professional Psychology: Research And Practice, 26(4), 341-365.

Lepore, M. (2009). La valutazione neuropsicologica in ambito peritale e la rilevazione della simulazione. In: Abazia, L. (a cura di), La perizia psicologica in ambito civile e penale. Storia sviluppi e pratiche. Milano: Franco Angeli, pp. 435-455 (Sec. Ediz.: 2011)

Lepore, M. (2007). Introduzione alla neuropsicologia. Gli errori cognitivi nella normalità e nella patologia. Milano: Franco Angeli.

Lepore (2002a). “La riabilitazione cognitiva tra “impacchi di pane” e “veicoli senza motore””, Giornata di studio “Dalla diagnosi psicologica allintervento riabilitativo”, Nola (Na), 19 gennaio 2002.

Lepore, M., (2002b) La prospettiva psicologica nei trattamenti riabilitativi, Notiziario dell’Ordine degli Psicologi della Campania, Anno V, n° 3/4, pagg. 2-3

Lepore, M. (2001). L’appropriatezza della prestazione psicologica in riabilitazione. In: Betocchi, G.V., Felaco, R., Zullo, C., Abazia, L. (a cura di) Sostenere lo sviluppo sociale (pp. 73–74). Napoli: Liguori

Lepore, M., Celentano, K. e Petretta, S. (2008). La riabilitazione neuropsicologica come intervento psicologico complesso. Atti del Corso di Psicologia Ospedaliera, Ordine degli psicologi della Campania, 151-155.

Napolitano, A.E. (2001). L’appropriatezza dell’intervento riabilitativo tra modello medico e modello psicologico. In: Betocchi, G.V., Felaco, R., Zullo, C., Abazia, L. (a cura di) Sostenere lo sviluppo sociale (pp. 97–99). Napoli: Liguori.

Prigatano, G.P. (1994) Individuality, lesion location and psychoterapy after brain injury. In: Christensen, A-L. e Uzzel, B.P. Brain injury and neuropsychological rehabilitation. International perspectives. Hillsdale: LEA.

Rasmussen, G. (1994). A new approach to physical rehabilitation. In: Christensen, A-L. e Uzzel, B.P. Brain injury and neuropsychological rehabilitation. International perspectives. Hillsdale: LEA.

Riddoch, M.J. e Humphreys, G.W. (1994). Cognitive neuropsychology and cognitive rehabilitation. Hillsdale: LEA.

Robertson, I.H.. Murre, J.M.J. (1999). Rehabilitation of Brain Damage: Brain Plasticity and Principles of Guided Recovery Psychological Bulletin, 125, No. 5, 544-575

Trexler, L.E., Webb, P.M., Zappala, G. (1994) Strategic aspects of neuropsychological rehabilitation. In: Christensen, A-L. e Uzzel, B.P. Brain injury and neuropsychological rehabilitation. International perspectives. Hillsdale: LEA.

Vitelli, R. (2007). Spettri di Witmer: la domanda di Psicologia Clinica tra continuità e cambiamento. Rivista di psicologia clinica, 3, 284-292.

Wilson, B.A. (2000). Compensating for Cognitive Deficits Following Brain Injury, Neuropsychology Review, Vol. 10, No. 4., pp. 233-243.

Wilson, B.A. e Patterson, K. (1990). Rehabilitation of cognitive impairment: does cognitive psychology apply? Applied Cognitive Psychology, 4, 247-260.

Witmer, L. (1907). Clinical Psychology. Psychological Clinic, 1, 1-9.

Corso Alta formazione – 48 ore

 

Disturbi specifici dell'apprendimento (DSA)

prevenzione, identificazione, valutazione, trattamento

Coordinatore didattico: Dr.ssa Katia Celentano

Psicologa, Centro di Riabilitazione "Associazione La Nostra Famiglia" – Cava dé Tirreni (Sa)

 

Il corso si pone l'obiettivo di formare, in maniera altamente qualificata, professionisti di discipline diverse per metterli in grado di fornire servizi di consulenza, diagnosi, trattamento e prevenzione nell'ambito dei Disturbi Specifici di Apprendimento, sia a singoli utenti che a Enti sanitari ed educativi.

E' composto da due moduli:

1° modulo: 4 lezioni di 8 ore (32 ore) rivolto a psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, pedagogisti, educatori e insegnanti (e studenti delle rispettive discipline);

2° modulo: 2 lezioni di 8 ore (16 ore) rivolto esclusivamente a psicologi e neuropsichiatri (e studenti).

 

PROGRAMMA:

1° MODULO.

Dislessia: modelli neuropsicologici, inquadramento clinico, casi clinici – Test valutazione lettura: Prove di Lettura MT-2 per la Scuola prim. e sec. I g., Batteria Valutazione della Dislessia e della Disortografia Evolutiva; Prova di velocità di lettura di brani per la Scuola M. Sup. e Prova lettura parole e non parole (Fond. S. Lucia) – Disortografia e Disgrafia: modelli neuropsicologici, inquadramento clinico, casi clinici – Test valutazione scrittura: BVSCO-2 (Batteria Valutazione Scrittura e Competenza Ortografica-2); Test CEO (Classificazione errori ortografici); Dettato di brano (da BVN 5-11 e BVN 12-18) – Discalculia: modelli neuropsicologici, inquadramento clinico, casi clinici – Test abilità di calcolo: Test AC-MT 6-11 e Test AC-MT 11-14 (Test valutazione abilità di calcolo e soluzione problemi) – Le implicazioni della legge 170 del 2010 sui DSA: strumenti compensativi e dispensativi – Stesura del Piano Didattico Personalizzato (simulazione su casi clinici) – Evoluzione dei DSA: scuola superiore e università – Didattica inclusiva – Psicopatologia secondaria e associata nei DSA – Dinamiche relazionali ed educative nel gruppo-classe e nello svolgimento delle attività apprenditive – Riabilitazione dei DSA: confronto tra l'efficacia di diversi modelli di trattamento; Protocolli di trattamento ed esemplificazioni nell'ambito di casi clinici – Disturbo specifico dell'Apprendimento Non-Verbale: modello neuropsicologico, inquadramento clinico, casi clinici – Strumenti compensativi e nuove tecnologie.

 

2° MODULO.

Test intellettivi: WPPSI III e WISC III (gestione del set, somministrazione, correzione e interpretazione, casi clinici) – Test neuropsicologici: Digit Span, Test di Corsi, Ricordo selettivo di parole, Memoria di prosa, Competenze metafonologiche (Test CMF) – DSA in comorbidità con l'ADHD – DSA e Disturbi del linguaggio – Diagnosi, stesura del referto, restituzione al bambino, alla famiglia e alla scuola – Quali strumenti per affrontare le difficoltà emotive e i problemi comportamentali nei DSA: Teacher training, Parent training.

Le lezioni si svolgeranno di sabato dalle 9 alle 18:30 dal 22 marzo al 12 luglio 2014 presso la sede della SCNp, a Napoli, in via Einaudi (di fianco all'ospedale Loreto mare)

 

Docenti:

Katia Celentano, socio ordinario della Società italiana di Neuropsicologia, si occupa di neuropsicologia dell'età evolutiva e psicologia della riabilitazione. Già docente nell'ambito del Master I livello e Corso di Perfezionamento sulla "Didattica e psicopedagogia per i DSA" svolto presso l'Università di Salerno. Svolge l'attività libero-professionale di psicologa ed è consulente del Centro di Riabilitazione "La Nostra Famiglia" di Cava de’ Tirreni (Sa).  Autore di diverse pubblicazioni su monografie e riviste nazionali e internazionali peer-reviewed.

Giuseppe Aquino, psicologo, psicoterapeuta. Istituto di riabilitazione "Le Ville" – Montefalcione (Av)

Barbara Coppola, psicologa, psicoterapeuta cognitivo comportamentale, responsabile per l'età evolutiva del Cepicc di Napoli

Rosanna Coseglia, logopedista, C.d.R. Associazione “La Nostra Famiglia” di Cava de’ Tirreni.

Carmelina De Simone, logopedista, C.d.R. Associazione “La Nostra Famiglia”

Michela Ebreo, logopedista, Fondazione "Don Gnocchi", Docente Corso di Laurea Logopedia, Seconda Università di Napoli

Luciana Ferrara, logopedista, C.d.R. Associazione “La Nostra Famiglia”

 

Quote (non è dovuta iva).

1° modulo: 340 euro.

2° modulo: 260 euro

1°modulo + 2° modulo: 540 euro

 

Agevolazioni: per gli iscritti al Corso SCNp "Esame neuropsicologico del bambino" riduzione 8% sull'intero importo. Esempio: Corso "Esame neuropsicologico del bambino" + 2 moduli corso DSA 980+540=1520 – con la riduzione: 1398 euro; Corso "Esame neuropsicologico del Bambino" + 1° modulo corso DSA 980+340=1320 – con riduzione: 1215 euro

 

 Posti: 40

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CORSO DI ALTA FORMAZIONE

dal 7 novembre 2014 al 9 gennaio 2015

 

"Neuropsicologia forense in ambito civile"

 

Rivolto a: psicologi, avvocati, medici (precedenza a geriatri medici legali, neurologi), studenti in psicologia, medicina, giurisprudenza. Per psicologi e medici possibili lezioni supplementari su argomenti di clinica (comprese nel corso Neuropsicologia Adulti; esercitazioni su somministrazione test riservate a psicologi/studenti psicologia).

Durata: 64 ore in 4 incontri di 16 ore (ven pom., sab., dom mattina). Quota iscrizione: 1150 euro (non è dovuta iva); per le iscrizioni pervenute entro il 28 febbraio 2014: 1000 e. Lezioni supplementari di 8 ore (max 3 lezioni): 90 e.

Il corso dà diritto a 10 crediti su 100 per il completamento del Master biennale in Neuropsicologia.

 

PROGRAMMA

La valutazione del deficit cognitivo: invalidità ed infortunistica – La stesura del referto neuropsicologico: impostazioni, tecniche di scrittura, integrazione dei dati, formulazione della diagnosi e questioni medico-legali – La neuropsicologia forense. Ambiti di applicazione, principi operativi. Il danno alla persona – Aspetti procedurali: CTP e CTU – La comunicazione tra avvocati e neuropsicologi – Valutazione del deterioramento cognitivo e diagnosi differenziale delle sindromi demenziali: il concetto giuridico di autonomia e la richiesta di pensione di accompagnamento – La valutazione delle conseguenze cognitive e comportamentali del trauma cranico e la quantificazione del danno biologico-neuropsicologico: tabelle di riferimento – Il trauma cranico lieve: fenomenologia clinica e problemi di classificazione della gravità – Disturbi neuropsicologici minori in patologie non primariamente neurologiche e deficit cognitivi iatrogeni – La stesura della perizia e casi esemplificativi

Gli psicologi ed i medici possono seguire su richiesta le lezioni relative agli aspetti clinico-diagnostici sui seguenti argomenti: L’esame neuropsicologico: la struttura dell’esame, la gestione del setting, la raccolta anamnestico-comportamentale – L’esame neuropsicologico-clinico: il colloquio e l’osservazione clinica – I principali test neuropsicologici di screening: somministrazione, scoring, fenomeni qualitativi e interpretazione dei risultati – La rilevazione di comportamenti di esagerazione e falsificazione del sintomo: semeiotica della simulazione e strumenti psicometrici specifici; Esercitazioni sui test (solo psicologi)

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SEDE E CONTATTI (per info e prenotazione):

Napoli, V. Einaudi (lateralmente all'Ospedale Loreto Mare)

393 0734759 corsi: scnpaltaform@alice.it

Corsi Alta formazione e Master biennale III

 

 

CORSO DI ALTA FORMAZIONE – dal 14 marzo al 17 ottobre 2014

"L’esame neuropsicologico dell’adulto: l’osservazione clinica, i test psicometrici, l’interpretazione diagnostica, la stesura del referto"

Rivolto a: psicologi, medici (precedenza a geriatri, fisiatri, neurologi, psichiatri), studenti in psicologia e medicina (esercitazioni su somministrazione test riservate a psicologi/studenti psicologia).

Durata: 112 ore in 7 incontri di 16 ore (ven. pom., sab. e dom. mattina). Quota iscr.: 1850 euro (non è dovuta iva); fuori sede (regioni diverse dalla Campania): 1750 e.; studenti, anche di specializzazione: 1750 e.; studenti fuori sede: 1700 e.

Il corso dà diritto a 30 crediti su 100 per il completamento del Master biennale in Neuropsicologia.

 

 

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CORSO DI ALTA FORMAZIONE – dal 28 marzo al 18 luglio 2014

"L’esame neuropsicologico del bambino: l’osservazione clinica, i test psicometrici, l’interpretazione diagnostica, la stesura del referto"

Rivolto a: psicologi, medici (precedenza a neuropsichiatri infantili), studenti in psicologia e medicina (esercitazioni su somministrazione test riservate a psicologi/studenti psicologia).

Durata: 64 ore in 4 incontri di 16 ore (ven pom., sab., dom mattina). Quota iscrizione: 980 euro (non è dovuta iva).

Il corso dà diritto a 20 crediti su 100 per il completamento del Master biennale in Neuropsicologia.

Vedi programma

 

 

 

CORSO DI ALTA FORMAZIONE – dal 7 novembre 2014 al 9 gennaio 2015
"Neuropsicologia forense in ambito civile"

Rivolto a: psicologi, avvocati, medici (precedenza a geriatri medici legali, neurologi), studenti in psicologia, medicina, giurisprudenza. Per psicologi e medici possibili lezioni supplementari su argomenti di clinica (comprese nel corso Neuropsicologia Adulti; esercitazioni su somministrazione test riservate a psicologi/studenti psicologia).

Durata: 64 ore in 4 incontri di 16 ore (ven pom., sab., dom mattina). Quota iscrizione: 1150 euro (non è dovuta iva); per le iscrizioni pervenute entro il 28 febbraio 2014: 1000 e. Lezioni supplementari di 8 ore (max 3 lezioni): 90 e.

Il corso dà diritto a 10 crediti su 100 per il completamento del Master biennale in Neuropsicologia.

 

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CORSO ALTA FORMAZIONE – da marzo a luglio 2014

Disturbi specifici dell'apprendimento (DSA): prevenzione, identificazione, valutazione, trattamento

E' composto da due moduli (totale 48 ore): 1° modulo: 4 lezioni di 8 ore (32 ore) rivolto a psicologi, neuropsichiatri, logopedisti, pedagogisti, educatori e insegnanti (e studenti delle rispettive discipline);

2° modulo: 2 lezioni di 8 ore (16 ore) rivolto esclusivamente a psicologi e neuropsichiatri (e studenti).

Quote (non è dovuta iva): 1° modulo: 340 euro; 2° modulo: 260 euro; 1°modulo + 2° modulo: 540 euro

Agevolazioni: per gli iscritti al Corso SCNp "Esame neuropsicologico del bambino" riduzione 8% sull'intero importo. Esempio: Corso "Esame neuropsicologico del bambino" + 2 moduli corso DSA 980+540=1520 – con la riduzione: 1398 euro; Corso "Esame neuropsicologico del Bambino" + 1° modulo corso DSA 980+340=1320 – con riduzione: 1215 euro

 PROGRAMMA

 

 

 

MASTER BIENNALE III EDIZIONE – 4 MODULI

Inizio: 14 marzo 2014, fine: dicembre 2015

"Neuropsicologia clinica, riabilitativa e forense dell’adulto e del bambino"

Rivolto a: psicologi e studenti in psicologia. Quota di iscrizione: 6000 euro (non è dovuta iva); fuori sede (residenti fuori Campania): 5400 e.; studenti, anche di specializzazione: 5400 e.; studenti fuori sede: 5100 e.

Il primo anno prevede i moduli teorici di "Neuropsicologia adulti", "Neuropsicologia età evolutiva", "Neuropsicologia
forense" e termina il 9 gen 2015 (240 ore di lezioni, 60 crediti formativi). Il secondo anno comprende il modulo teorico di "Neuropsicologia riabilitativa" (40 ore, 10 crediti), le esercitazioni, la supervisione, il tirocinio e la stesura della tesina (per un totale di 30 crediti) e termina a dicembre 2015.

L'attestato finale si ottiene totalizzando 100 crediti secondo la tabella che segue, autocertificando, inoltre, periodo di
tirocinio/supervisione e superando l'esame finale (questionario scritto e referti prodotti dall'allievo).

TABELLA CREDITI: frequenza lezioni (almeno 80%): "Neuropsicologia clinica dell'adulto" 30 crediti; "Neuropsicologia
clinica dell'età evolutiva" 20 crediti; "Neuropsicologia forense" 10 crediti; "Riabilitazione neuropsicologica" 10 crediti.
Esercitazioni 20 crediti; tesina (con voto sufficiente della commissione d'esame) 10 crediti. Totale: 100 crediti.

I primi tre moduli (adulti, età evolutiva e forense) possono essere frequentati anche singolarmente da allievi non iscritti al Master, che intendono completare una formazione più specifica ed a breve termine.

Vedi programma

 

SEDE E CONTATTI (per info e prenotazione):
Napoli, V. Einaudi (lateralmente all'Ospedale Loreto Mare)
393 0734759 corsi: scnpaltaform@alice.it master: scnpmaster@alice.it

 

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Seminario

Clinical Neuropsychology

 

in National Health Service in UK

 

Docente: Dr. Marzio Ascione

High Specialist Clinical Psychologist, Department of Psychology, Hertfordshire – Essex

 

La  competenza Neuropsicologica e’ un prerequisito necessario alla professione di psicologo nei diversi contesti del National Health Service (NHS) in Gran Bretagna. La sua applicazione all’interno del modello ‘Care Programme Approach’, promosso dai Team Multidisciplinari, assume un ruolo fondamentale dall’assessment dei pazienti fino alla dimissione ed al follow-up nelle comunità.

 

Argomenti affrontati nel corso del seminario:

1) Neuropsicologia Clinica: modelli Evidence Based all’interno del National Health Service in UK

2) "Memory Clinics"

3) "Community Learning Disability Hospitals"

4) "Acute Inpatient Wards"

 

Il Dr. Marzio Ascione (High Specialist Clinical Psychologist, Department of Psychology, Hertfordshire – Essex) svolge attività di dirigente del servizio di psicologia delle Unità Ospedaliere del Cambian Group UK. E' supervisore per i Clinical Psychologists ed i dottorandi dei corsi di Psicologia Clinica dell’University College of London e della University of East London. E’ Visiting Lecturer all'Institute of Psychiatry del King’s College – London

 

 Informazioni: Il seminario ha la durata di 8 ore e si svolgerà sabato 31 marzo 2012; è destinato a Psicologi e studenti di psicologia.

 

 

 

         SEDE E CONTATTI (per info e prenotazione):

            Napoli, V. Einaudi (lateralmente all'Ospedale Loreto Mare)

            mail: didattica@scnp.it  sito: www.scnp.it  tel. 339 5724245

 

FOTO EVENTO

ARTICL

 

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Prof. Anne-Lise Christensen

 

a Napoli dal 27 al 31 maggio 2011

ospite della Scuola Campana di Neuropsicologia

 

 

Calendario eventi:

 

Venerdi, 27 maggio, sede SCNP, ore 16

Seminario: "Luria's legacy in the 21st century: the enduring impact of Luria's work on neuropsychological evaluation and rehabilitation "

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Sabato, 28 maggio, sede SCNP, ore 9:30

Lezioni (8 ore): "L'esame neuropsicologico: la Luria's Neuropsychological Investigation"; "Approccio olistico in riabilitazione neuropsicologica: teoria e casi clinici ""

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Lunedi, 30 maggio, Università di Napoli "Federico II", Aula Gentile, ore 10:30

Seminario: "Fondamenti di Psicologia della Riabilitazione "

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annelise

Prof. Anne-Lise Christensen, Center for Hjerneskade, University of Copenhagen;

 Anne-Lise Christensen, b.1927, Danish Neuropsychologist, Professor, Neuropsychological Rehabilitation, University of Copenhagen, 1992, Honorary Dr., University of Lund, 1994. 1998 Honorary Member of Sarah Network of Hospitals' International Faculty and in 2008 received International Neuropsychological Society Distinguished Career Award, presented in recognition of her outstanding lifetime contributions to the field of neuropsychology and to INS.

With the publication  "Luria's Neuropsychological Investigation " in 1974, based upon inspiration, collaboration and visits to Luria's laboratory at the Burdenko University Hospital in Moscow, she introduced the method of A.R. Luria to the investigation of the higher cortical functions in man.

In 1985, she founded the  "Center for Rehabilitation of Brain Injury " (CRBI) at the University of Copenhagen, the first rehabilitation center of its kind. As a pioner in the area of rehabilitation of aquired brain injury, she served as the Director of the Center from 1985 until 1998, where she retired.                                                                                                                                                                                   info: www.annelisechristensen.dk/

 

 

CONTATTI: didattica@scnp.it      tel. 339 5724245      

 

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Foto degli eventi


 

 

Settimana per il Benessere Psicologico in Campania

«Studi Aperti» dal 21 al 26 novembre 2011

organizzata da

www.psicamp.it

 

presenta le iniziative che si svolgeranno presso il

 

CENTRO CLINICO

Scuola Campana di Neuropsicologia – Napoli


                             CONFERENZE APERTE A TUTTI I CITTADINI

 

21 novembre, Ore 17 : “L’invalidità civile nell’anziano con demenza tra legittimo riconoscimento e verifica della simulazione: il contributo della valutazione neuropsicolgica”

Michele Lepore – Psicologo, Psicoterapeuta; Direttore Scientifico Scuola Campana di Neuropsicologia (SCNp)

Fabrizio Torre – Avvocato del Foro di Salerno

 

22 novembre, Ore 17 : “Dimenticanze, falsi ricordi e disturbi cognitivi: normalità e patologia degli errori della memoria”

Michele Lepore – Psicologo, Psicoterapeuta; Direttore Scientifico SCNp

Maria Carmela Orefice – Psicologa, Psicoterapeuta; Socio Ordinario SCNp

Francesca Cimmino – Psicologa, Psicoterapeuta; Socio Ordinario SCNp


23 novembre, Ore 17 : “Lo psicologo clinico in ambito neuropsicologico: prestazioni tipiche ed ambiti applicativi

Albertodonatello di Crosta – Psicologo, Psicoterapeuta; Presidente SCNp

 

24 novembre, Ore 17 : “Dislessia: un problema frequente? L’aiuto al bambino tra scuola e famiglia”

Katia Celentano – Psicologa; Vicepresidente SCNp

 

25 novembre, Ore 17 : “Le demenze: dalla diagnosi di deterioramento cognitivo all’intervento con le famiglie”

Michele Lepore – Psicologo, Psicoterapeuta; Direttore Scientifico SCNp

Maria Carmela Orefice – Psicologa Psicoterapeuta; Socio Ordinario SCNp

Francesca Cimmino – Psicologa Psicoterapeuta; Socio Ordinario SCNp

 

 

Colloqui clinici gratuiti per coloro che ne faranno richiesta presso la Scuola


Sede conferenze e Centro clinico: Scuola Campana di Neuropsicologia, Via A. Vespucci, 9 – palazzina C (ingresso da Via Einaudi, citofono 3508)

Per info/prenotazioni colloqui e conferenze: tel. 3382207257 – mail: scuolacampana.np@scnp.it




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